19 Mar 2024

Putin, una vittoria che divide

Vladimir Putin festeggia la rielezione nella Piazza Rossa, tra il plauso degli alleati e la disapprovazione dell’Occidente.

Un bagno di folla nella piazza Rossa in occasione del decimo anniversario dell’annessione della Crimea: così Vladimir Putin ha festeggiato la vittoria, scontata, alle elezioni presidenziali russe che gli hanno aperto la strada per un quinto mandato alla guida del paese. “La Crimea è tornata “nella nostra famiglia comune” ha detto il leader del Cremlino, confermato con oltre l’87% delle preferenze in una votazione popolare non riconosciuta dalla maggior parte dei paesi occidentali ma che gli è valsa le congratulazioni di Cina, India, Corea del Nord, Iran, Turchia e Siria. Al contrario, secondo l’Ue le elezioni si sono svolte in un clima di “sistematica repressione interna” e il moltiplicarsi di “violazioni dei diritti politici e civili”. Il leader russo ha respinto le critiche occidentali e affermato che l’elevata affluenza alle urne, oltre il 77% secondo le rilevazioni, dimostra uno schiacciante sostegno pubblico alla sua “operazione speciale” contro Kiev. Putin ha affermato anche che le elezioni in Russia siano più democratiche di quelle negli Stati Uniti e criticando i numerosi procedimenti penali contro l’ex presidente Donald Trump, ha dichiarato che il sistema online del Cremlino sia “più trasparente del voto postale americano”. Il voto – svoltosi in un contesto senza precedenti per la Russia, segnato dalla guerra in Ucraina, ormai entrata nel terzo anno, e a meno di un mese dalla morte, in circostanze sospette, di Alexey Navalny – consegna a Putin altri sei anni al potere e la leadership sul Cremlino fino al 2030. 

Un marchio di legittimità?

Al di là del botta e risposta con l’Occidente, i tre giorni di voto in Russia non sono mai stati una questione di democrazia. Il Cremlino reprime ogni forma di dissenso, controlla i mezzi di informazione e le procedure di voto sono tutt’altro che trasparenti. Ma allora perché prendersi la briga di organizzare un costoso e complesso esercizio elettorale? La risposta l’ha fornita lo stesso Putin in un discorso alla vigilia del voto in cui ha esortato gli elettori a votare per dimostrare la forte unità nazionale russa. Un messaggio che ha ripetuto anche dopo la chiusura delle urne, dichiarando che il popolo russo “è una grande famiglia”. Secondo diversi analisti la vittoria darà al presidente un nuovo marchio di legittimità e invierà al mondo un messaggio chiaro: la guerra contro l’Ucraina gode del pieno appoggio dei russi. Negli ultimi mesi il Cremlino si è mostrato più volte fiducioso sugli sviluppi del conflitto, in particolare dopo la caduta delle città di Bakhmut e Avdiivka, e ora, anche alla luce delle esitazioni occidentali sui rifornimenti, il risultato elettorale gli fornisce ulteriori argomenti. In un’intervista pre-elettorale il presidente russo ha sottolineato che “negoziare ora solo perché stanno finendo le munizioni sarebbe ridicolo da parte nostra”. La guerra ibrida con l’Occidente, ha lasciato intendere, sarà la questione centrale del suo prossimo mandato e la principale preoccupazione del Cremlino.

Un nuovo fronte a est?

Nel discorso sulla piazza Rossa, Vladimir Putin ha ventilato l’ipotesi di creare una zona di sicurezza per proteggere il territorio russo dagli attacchi provenienti dall’Ucraina. “Non escludo che, tenendo conto dei tragici eventi che accadono oggi, saremo costretti prima o poi, quando lo riterremo opportuno, a creare una zona di sicurezza” ha detto Putin, dicendo che tale zona dovrà essere abbastanza grande da impedire alle armi di fabbricazione straniera di colpire il territorio russo. Il progetto è stato rilanciato da Dimitry Peskov dopo i nuovi attacchi lanciati anche oggi dalle forze armate ucraine contro Belgorod dove secondo il portavoce del Cremlino vengono colpite ‘”strutture pubbliche ed edifici residenziali”. Non è chiaro quanto si estenderebbe la zona cuscinetto immaginata dal Cremlino, né se questa coinvolgerebbe la regione ucraina di Kharkiv che confina con quella di Belgorod. Nel febbraio del 2022, proprio dopo l’inizio dell’aggressione voluta da Putin, le forze armate russe tentarono di conquistare l’oblast di Kharkiv, ma furono respinte dalla controffensiva ucraina. Ora, Kharkiv potrebbe tornare nel mirino di Mosca che, secondo esperti e analisti, avrebbe in programma di tentare entro la fine dell’anno una nuova offensiva di terra con carri armati, truppe d’assalto e velivoli.

Una frattura crescente?

Le reazioni delle cancellerie alla vittoria di Putin mostrano una volta di più la frattura crescente nello scenario internazionale. Al silenzio e alle critiche espresse da molti, in Occidente, si contrappongono infatti messaggi di auguri e congratulazioni provenienti dai paesi di Asia, Africa e America Latina. Reazioni che sottolineano come le faglie geopolitiche si siano ampliate da quando la Russia ha lanciato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina due anni fa, innescando una crisi nelle relazioni con l’Occidente. Se il presidente cinese Xi Jinping si è affrettato a congratularsi con Putin per la sua vittoria, dicendo che Pechino continuerà a promuovere l’amicizia senza limiti tra i due paesi, il premier indiano Narendra Modi, gli ha fatto eco dicendo che non vede l’ora di rafforzare la “collaudata partnership strategica, speciale e privilegiata” di Nuova Delhi con Mosca. Dal Venezuela a Cuba, in America latina, e nei paesi del Sahel in Africa, tra cui Mali e Niger, il nuovo mandato del leader del Cremlino è stato accolto dal plauso delle giunte militari al potere che recentemente hanno reciso i legami con i tradizionali alleati, francesi e statunitensi. Per Mali Actu la rielezione di Vladimir Putin risuona in Africa come “un elemento che contribuisce a ridisegnare gli equilibri geopolitici del continente”, e una “certezza in un mondo in turbolenza”.

Il commento

Di Eleonora Tafuro Ambrosetti

“Perché elezioni non libere e non competitive come quelle russe – quasi un rituale vuoto – suscitano così tanto interesse? Dal punto di vista della politica russa, le elezioni sono un momento importante in cui il presidente chiede ai russi di dare un parere sul suo operato, ottenendo una sorta di plebiscito da utilizzare per rivendicare la sua legittimità, ma anche per ricompattare l’élite al potere. Per l’Occidente, invece, si prospettano altri sei anni di scontro e di continuità in Ucraina. Qui la Russia sente di avere il tempo dalla sua parte, anche in vista degli appuntamenti elettorali in Occidente. Un eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca costituirebbe un fatto enormemente positivo per Mosca, ma anche una riconferma di Joe Biden è vista nel contesto delle “crepe” che sono emerse nel supporto occidentale a Kiev”. 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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