Ucraina: a che punto è la controffensiva

L’esercito ucraino “sta avanzando gradualmente” sul fronte. No, la controffensiva delle truppe ucraine “è un flop”. Le informazioni che arrivano dal fronte sud dell’Ucraina sono limitate e contraddittorie, al punto che è difficile capire lo stato di avanzamento delle truppe di Kiev davanti a quella che appare, nelle parole della stessa vice ministra della Difesa […]

L’esercito ucraino “sta avanzando gradualmente” sul fronte. No, la controffensiva delle truppe ucraine “è un flop”. Le informazioni che arrivano dal fronte sud dell’Ucraina sono limitate e contraddittorie, al punto che è difficile capire lo stato di avanzamento delle truppe di Kiev davanti a quella che appare, nelle parole della stessa vice ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar come “una forte resistenza russa”. In questa fase, cercare di seguire giorno dopo giorno ora dopo ora le informazioni che giungono dal fronte rischia di restituire sono una piccola sezione di un’immagine più ampia e complessa, distorta dal fuoco delle propagande incrociate. Accade così che ai video dei blindati in dotazione all’esercito ucraino catturati dalle truppe di Mosca, si contrappongano quelli dei soldati di Kiev che assaltano le trincee russe durante una violenta battaglia nei pressi del villaggio di Klishchiivka, vicino Bakhmut. “L’est rimane l’epicentro delle ostilità – ha spiegato la vice ministra della Difesa su Telegram – In direzione di Bakhmut, le nostre truppe sono passate dalla difensiva all’offensiva”. La posta in gioco, per entrambi gli schieramenti, è alta. Se per Kiev si tratta di convincere gli alleati a continuare il rifornimento di mezzi e tecnologie militari che facciano la differenza sul campo, per Mosca si tratta di salvaguardare una continuità territoriale con la Crimea che darebbe, almeno in parte, senso all’invasione. Per entrambi, l’obiettivo è quello di arrivare in una situazione di vantaggio ad un eventuale negoziato, per cui le pressioni comincerebbero ad aumentare nel caso di uno stallo militare.

Strategia del silenzio?

Così, con un cambio di strategia radicale rispetto alla fase precedente del conflitto, in cui la narrazione degli avvenimenti sul campo aveva costituito un ‘fronte’ a sé stante della guerra, da diversi giorni le informazioni che filtrano sulla controffensiva sono pochissime. Le unità ucraine, che nei mesi scorsi avevano pubblicato con cadenza regolare, foto e aggiornamenti sulle proprie strategie, “stanno scrupolosamente rispettando un periodo di silenzio imposto dal comando generale”, osserva Le Monde. Mentre Reuters conferma che agli ucraini è stato chiesto di “evitare di diffondere informazioni che possano compromettere le operazioni militari”. Gli analisti militari ritengono che ci siano diversi punti del fronte dove le truppe di Kiev potrebbero concentrare le proprie operazioni, ed è comprensibile che il governo ucraino non voglia far trapelare informazioni che possano metterne a repentaglio la buona riuscita. Nei giorni scorsi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso che le sue truppe avrebbero incontrato alcune “difficoltà” nell’avanzare, ma ha precisato che se l’offensiva andrà a buon fine “la Russia avrà automaticamente perso la guerra”.

Il fianco est della Nato?

Ma non c’è solo la dimensione militare del conflitto di cui tenere conto. Man mano che si avvicina il vertice Nato del mese prossimo a Vilniusin Lituania, il tema dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica si fa più scottante. Se Europa e Stati Uniti sono recalcitranti, perché temono di essere trascinanti nel conflitto, i paesi baltici sono per l’ingresso immediato o comunque in tempi brevi. L’Ucraina sta già, di fatto, svolgendo il ruolo di fianco orientale dell’Alleanza dal loro punto di vista e perciò va sostenuta fino alla fine. Inoltre ritengono che se la Russia dovesse incassare una vittoria anche parziale in Ucraina, prima o poi proverebbe ad espandersi anche altrove. Perciò ammettere l’Ucraina del Patto è l’unico modo per garantire la sicurezza di altri paesi Nato. Una logica che, ovviamente, riflette in pieno la visione di Kiev. “Stiamo già proteggendo l’Europa democratica e civile dalla barbara Russia”, ha detto il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, in un’intervista a Voice of America, aggiungendo che Kiev si aspetta che il blocco chiarisca “quando e come diventeremo membri a pieno titolo dell’Alleanza”. Mentre la Turchia minaccia di far pesare il proprio potere di veto contro la Svezia, sembra difficile che l’Ucraina incassi un ‘sì’ all’unanimità necessario per il suo ingresso.

Una pace africana?

Un allarme aereo è stato diramato nella capitale ucraina e nella regione in occasione della visita di leader africani in missione di pace. In una dichiarazione alle agenzie internazionali, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che guida la delegazione, ha assicurato che il suo paese non sarebbe stato coinvolto in “una competizione tra potenze mondiali” sull’Ucraina e che è stato soggetto a “straordinarie pressioni” per scegliere da che parte stare. “Non accettiamo che la nostra posizione di non allineamento favorisca la Russia rispetto ad altri paesi. Non accettiamo nemmeno che metta a repentaglio le nostre relazioni con altri paesi”. A nome dei leader di vari paesi africani, Ramaphosa che subito dopo Kiev si recherà a Mosca con il resto della delegazione, porta ai belligeranti “un messaggio di pace, o almeno di pacificazione” per “far comprendere le sofferenze causate da questa guerra ai popoli deboli del mondo e in particolare ai popoli dell’Africa”. Come sottolineato dal leader sudafricano, il continente con la maggior concentrazione di paesi a basso reddito è la regione del mondo che maggiormente ha subito i contraccolpi del conflitto russo-ucraino: dalla crisi del grano all’aumento del costo delle materie prime fino alla scarsità di fertilizzanti, elementi che stanno compromettendo la già precaria sicurezza alimentare di molti paesi.

Il commento 

Di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Senior Research Fellow ISPI

“La missione dei leader africani a Kiev e Mosca difficilmente porterà Russia e Ucraina al tavolo dei negoziati, ma evidenzia due elementi importanti a ormai quasi sedici mesi dall’inizio della guerra. La prima è il rinnovato dibattito sulla posizione dei paesi del cosiddetto “sud globale” nell’ordine mondiale, un dibattito che ha visto risorgere termini dal sapore di Guerra Fredda come “non-allineati”. La seconda è l’attivismo diplomatico che sta contraddistinguendo questi paesi, spesso accusati di esercitare una “neutralità strategica” che in realtà va a beneficio della Russia. Forse proprio per affrancarsi da queste accuse, sono oggi i leader africani, brasiliani e cinesi a proporre ambiziosi piani di pace, anche in un momento in cui una guerra tanto feroce quanto prolungata sembra essere lo scenario più plausibile.”

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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