14 Dic 2020

USA: l’ora dei Grandi Elettori

Biden verso l'insediamento

Nuova tappa verso l’insediamento di Joe Biden: i ‘Grandi Elettori’ confermano la sua vittoria e lo eleggono, formalmente, nuovo presidente degli Stati Uniti.

 

I grandi elettori dei 50 stati si riuniranno oggi per eleggere formalmente Joe Biden come prossimo presidente degli Stati Uniti. Il Collegio Elettorale, che non ha una sede ‘fisica’ proprio perché le riunioni avvengono a livello statale, proseguirà per tutta la giornata e molte sessioni trasmetteranno la diretta in streaming. Anche se il suo risultato è ormai scontato, il voto di oggi è una tappa fondamentale per l’insediamento del 46esimo presidente Usa. Secondo la Costituzione, infatti, il presidente è eletto dai 50 stati, non dai singoli elettori. In genere, il voto del Collegio elettorale è correlato a una vittoria popolare, ma non sempre: nel 2016 è stata la quinta volta in cui il voto popolare non è coinciso con la vittoria. Quest’anno, nonostante roboanti accuse di frode, il presidente uscente Donald Trump non ha presentato prove significative di brogli e non è stato in grado di contestare in modo credibile l’esito del voto. Ma i suoi sforzi hanno tentato di minare la legittimità dell’elezione di Biden. La Corte Suprema, respingendo il ricorso del Texas, appoggiato dallo stesso Trump, sembra aver chiuso la partita, almeno per ora.

 

Come funziona il collegio?

Oggi i grandi elettori dovrebbero confermare senza grandi sorprese la vittoria di Biden. In base alla Costituzione americana, ciascuno dei 50 stati ha un numero diverso di grandi elettori, pari alla somma dei suoi senatori (due per ogni stato) e deputati alla Camera (in proporzione alla popolazione, aggiornati ogni 10 anni dal censimento). In tutto i grandi elettori sono 538: 100 quanto i senatori, 435 come i deputati, più tre elettori assegnati dal Distretto di Columbia. Per vincere l’elezione bisogna essersene assicurati almeno 270. Il voto di quest’anno si concluderà, a meno di sorprese dell’ultimo momento, con 306 a 232 per Joe Biden e la sua vice Kamala Harris. Qualche voto potrebbe ‘migrare’ dall’uno all’altro ma è improbabile e comunque non cambierebbe molto. I grandi elettori, infatti, non sono costretti per legge federale a votare per il candidato per cui erano stati nominati. Lo prevedono invece leggi a livello statale e anche se in passato è accaduto che membri del Collegio elettorale abbiano votato per un candidato diverso da quello che aveva vinto nel loro stato, non è mai accaduto che questo cambiasse l’esito dell’elezione presidenziale.

 

Un lungo iter per l’insediamento?

Se generalmente il voto del Collegio Elettorale ha un esito scontato, quest’anno assume un significato particolarmente importante alla luce delle reiterate accuse e dell’assalto senza precedenti mosse da Trump all’intero processo elettorale. Denunciando frodi diffuse, il presidente uscente ha più volte invitato i funzionari statali a non tener conto dell’esito elettorale nei singoli stati di provenienza e a dichiararlo vincitore. Sul fronte giudiziario, intanto, le cause del team Trump sono state respinte o archiviate e proprio venerdì scorso la Corte Suprema ha bocciato il ricorso del procuratore generale del Texas che chiedeva di invalidare i risultati del voto in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, cioè i quattro stati che hanno di fatto assegnato la vittoria al candidato democratico. Ancora nel fine settimana il tycoon ha twittato messaggi infuocati come “l’America rischia di avere un presidente illegittimo. Ma la battaglia non è finita” invitando i suoi sostenitori a protestare contro “il furto”.

Su una cosa Trump ha indubbiamente ragione: non è ancora finita. In base al complesso procedimento elettorale americano, i voti espressi oggi saranno inviati al Congresso per essere conteggiati e certificati ufficialmente il 6 gennaio. L’iter della transizione si concluderà solo il 20 gennaio, giorno dell’insediamento, quando il nuovo presidente entrerà effettivamente in carica.

 

 

Al Congresso l’ultimo sgambetto?

Durante il conteggio dei voti del Collegio elettorale non è consentito il dibattito. Ma dopo che il risultato è stato letto, i membri del Congresso hanno l’opportunità di avanzare eventuali dubbi sui risultati del voto espresso da uno o più stati. È quello che, a quanto pare, hanno in programma di fare alcuni deputati strenui sostenitori di Trump. Secondo la procedura, qualsiasi obiezione deve essere presentata in forma scritta e firmata da almeno un senatore e un deputato. Le due camere si separeranno quindi per discutere l’obiezione. Ogni membro del Congresso può parlare una sola volta – per cinque minuti – e dopo due ore il dibattito viene interrotto. Ogni ramo del parlamento vota quindi se rifiutare o accogliere i risultati dello stato. Perché un’obiezione sia accolta deve essere approvata da entrambe le Camere a maggioranza semplice. Considerata quindi la maggioranza dei democratici alla Camera è impensabile che i repubblicani possano ribaltare la vittoria di Biden. Quello che può accadere, al massimo, è che ne ritardino la certificazione al Congresso di qualche ora.

 

 

 

Il commento

Di Mario Del Pero, docente Sciences Po, Senior Associate Research Fellow ISPI

 

È finalmente giunto il giorno in cui i grandi elettori sono chiamati a certificare la vittoria di Joe Biden. Vittoria che col passare del tempo si è fatta più chiara e ampia nei numeri. Risultato però contestato e non riconosciuto da una maggioranza di elettori repubblicani, che hanno ormai fatto propria l’idea della “vittoria rubata”. Una narrazione, questa, destinata a perdurare nei mesi a venire e a iniettare ulteriore tossicità nel corpo già affaticato della democrazia americana. Che dimostra anche oggi la sua forza e resilienza; nella quale – dal Michigan alla Georgia, dalla Pennsylvania all’Arizona – politici, funzionari e giudici repubblicani si oppongono fermamente alle pressioni di Trump e alla sua richiesta di rovesciare l’esito del voto. Ma che esce prostrata, contestata e fragile; e ci mostra come la sua tenuta e sopravvivenza non possano mai essere date per scontate

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

 

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